Design thinking – digitalizzazione insieme all’utente

La crescente digitalizzazione renderà necessari processi di trasformazione. Questo influirà su tutti i nostri posti di lavoro, ma anche sul nostro modo di lavorare. IIoT e Industrie 4.0 offrono anche un grande parco giochi dove le opportunità e le possibilità non sono in gran parte nemmeno lontanamente chiare. Molti aspetti, spesso difficili da capire, si intrecciano qui. Perché non sfruttare il potenziale del Design Thinking?

Abstract Artificial intelligence. Technology web background. Virtual concept

Beccato!

Dato che continuo a scrivere post, è ovvio che dò regolarmente un’occhiata ad altri blog o leggo diversi articoli. Ultimamente ho letto un pezzo di un blogger che diceva di essersi sorpreso più volte a fare clic sul tema “Il tuo profilo ha ricevuto una visita” nelle e-mail di LinkedIn. E guarda un po’, stamattina è successo di nuovo anche a me. Tra tutte le newsletter e l’altra roba alla quale mi sono abbonato con il passare del tempo, stranamente reagisco sempre a questa piccola e-mail poco appariscente, che poi mi porta a LinkedIn, dove trascorro anche un certo tempo.

Ora potrei accampare scuse e dire che lo faccio solo perché lavoro nel marketing e perciò mantengo il mio profilo più o meno aggiornato. Ma stranamente la strada mi porta sempre da LindekIn a Xing. E se devo essere sincero, credo che farei clic sul link dell’e-mail anche se non fossi nel marketing. Perché funziona così bene? Tutte le altre newsletter e cose simili riesco ad ignorarle perfettamente.
È molto semplice: perché riguarda me. Non solo i miei interessi, proprio me personalmente. Questo avviso suggerisce che qualcuno si interessa della mia persona. Tutti gli altri numeri e le altre informazioni riguardano anch’essi me personalmente, con il noto risultato: rimango.

L’utente è decisivo

Dunque la cosa funziona perché LinkedIn ha incentrato moltissimo la propria offerta sull’utente. Continuando a leggere il post non sono quindi rimasto sorpreso di sapere che LinkedIn ha usato come metodo di sviluppo il design thinking. Questo design thinking mette in primo piano in modo molto chiaro l’utente. Naturalmente i nuovi sviluppi devono essere tecnicamente realizzabili ed economicamente attraenti. Ma tutto ciò non porta a nulla se poi non li usa nessuno.

Nel mio campo, analisi dei dati, l’ho già sperimentato molte volte e mi è stato anche raccontato da altri. Uno costruisce i modelli più fantastici, li convalida, esegue valutazioni su se e quando il tutto armonizza, realizza l’implementazione tecnica e alla fine ha fatto i conti senza l’oste. Infatti poi bisogna impiegare la soluzione, ad esempio mettere in pratica suggerimenti di azione basati su modelli. Ma spesso non succede, perché manca semplicemente l’accettazioneo non viene riconosciuta l’utilità. Peccato!

Pensiero inventivo

Ma cosa rende diverso il design thinking, come entra in gioco l’utente? Nel design thinking non è che uno si rintana in un posticino tranquillo  a spremersi le meningi con un mucchio di esperti, tira fuori una soluzione dal cappello magico e poi la impone. Ovviamente l’ho detto in modo piuttosto esagerato, ma neppure significa che in questo modo non nascano idee eccezionali. L’idea era solo quella di mettere in risalto il contrasto. Secondo il design thinking le soluzioni innovative non nascono solo grazie alla comprensione e alla riflessione, bensì provando, applicando, sperimentando e vivendo, fallimenti compresi. Ciò significa che il team idealmente multidisciplinare deve andare sul campo.

Design thinking

All’inizio c’è la comprensione

Non appena tutti i membri hanno capito il problema e sono diventati “esperti immediati”, si cambia la prospettiva. Con un’osservazione intensa e soprattutto imparziale, i membri si mettono nei panni dell’utente. Si tratta di creare empatia e, con l’ausilio di interviste, di comprendere in modo imparziale l’intera varietà di utenti. Si spazia lungo tutto lo spettro, dai non utenti agli utenti frequenti e agli esperti. Tutte queste conoscenze vengono riunite ed estrapolate. Spesso sotto forma di personaggio. Si crea una persona fittizia che riunisce in sé le conoscenze essenziali. Da qualcosa di molto astratto si crea qualcosa di tangibile. È più facile mettersi nei panni di qualcuno in concreto, si possono comprendere la persona e le sue necessità.

Solo a questo punto le idee diventano tangibili

Solo adesso il team si mette a creare idee. Qui si tratta nuovamente di generare mediante diverse tecniche di brainstorming il maggior numero possibile di variazioni da diversi punti di vista. Si può e si deve dare libero corso alle idee, non esistono divieti di pensiero. Dalla gran quantità di idee si cristallizzano poi alcuni tempi principali dai quali il team può sviluppare concezioni. Soprattutto ora è il momento di provare, applicare, sperimentare e vivere. Le idee vengono implementate in prototipi. Questo aiuta a valutare le idee ed eventualmente a scartarle di nuovo velocemente. Si punta a che gli eventuali fallimenti avvengano il più presto possibile, per poter giungere poi più rapidamente alle soluzioni praticabili. E anche qui si applica lo stesso principio: fuori! Bisogna uscire per incontrare l’utente e testare il tutto. Perché solo con il suo riscontro è possibile valutare, oltre all’efficienza e alla realizzabilità tecnica, anche l’attrattiva e dunque il vantaggio.

Design thinking nell’industria di processo?

Si sa che la crescente digitalizzazione renderà necessari dei processi di trasformazione. Ne saranno interessati tutti i nostri posti di lavoro, ma anche le nostre modalità di lavoro. IIoT e l’industria 4.0 offrono un vasto campo d’azione le cui opportunità e possibilità in gran parte non sono neppure lontanamente chiare. Qui intervengono molti aspetti, spesso difficilmente calcolabili. Allora perché non utilizzare i potenziali del design thinking? Naturalmente conosco anch’io le crescenti riserve contro le modalità di lavoro agili, che fino a poco tempo fa venivano vendute come una specie di panacea. Tuttavia ritengo che, a condizione che vengano attuate in modo coerente, possono aiutare a creare idee innovative e a metterle in pratica “con inventiva”, soprattutto nel campo della digitalizzazione, dove esiste un ampio margine di gestione senza il fardello di idee preconcette. Proprio dove dominano molti sconosciuti, è opportuno provare le cose a piccoli passi, tentare altre strade. E senz’altro vale la pena di ricorrere all’aiuto della persona.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Scroll to Top